Etica e competizione

la ricetta di Italo Zandonella Callegher

Pubblichiamo qui di seguito quanto l’accademico del CAI Italo Zandonella Callegher ha scritto e brillantemente presentato ad un corso di aggiornamento per accompagnatori di Alpinismo Giovanile Veneto-Giuliano-Friulani. Pensiamo che i nostri soci, siano essi giovani o meno, possano trovare nel testo motivi di riflessione sul loro modi di intendere la montagna.

Quale ricetta dare ai giovani del Club Alpino Italiano oggi in tema di etica e competizione? Il piatto non è facile da realizzare, anzi! E’ più una portata da accademico della cucina francese che da accademico del CAI. Tuttavia è giusto tentare quest’amalgama, con creatività nuova, però impastando la “base” con una cinquantina di rare specialità. Lo scopo preciso è il tentativo di offrire agli interessati, senza nessuna velleità cattedratica, la seguente ricetta: zuppa di etica e competizione.

In un grande calderone, dove l’immaginario popolare vuole che ci sia l’alpinismo, mettete un pizzico di poesia alla Petrarca (forse il primo “alpinista” della storia); aggiungete una spruzzatina di spiritualità (quella di Mosè, degli Indios, di Bonifacio Rotario d’Asti che hanno salito i monti per scopi religiosi); meglio se inzuppata in un po’’ di sana morale; nessun ingrediente alla Antoine de Ville, per carità: la zuppa potrebbe diventare amara! E nemmeno aromi alla Balmat perchè acquisterebbe lo strano sapore della remunerazione stantìa; ora mettete una presa abbondante di ricerca e studio alla De Saussure; versate nel grande contenitore di cui sopra, ma direttamente dalla vostra formazione, quanto più Paccard potete, perchè ricco di calorie fondamentali come: fascino dell’impresa, ambizione, spirito d’avventura, coraggio quel tanto che basta, altruismo, solidarietà, determinazione, voglia di conoscenza; non trascurate (sarebbe imperdonabile) una misura ben colma di fantasia e di libertà alla Zsigmondy; ora aggiungete, ma senza esagerare, una presina di audacia alla Preuss; mezza bustina di eleganza e di stile alla Comici è d’obbligo; il manicaretto apparirà più signorile (perchè anche l’occhio vuole la sua parte); una manciata piuttosto consistente di senso dell’estetica, di forza, di tenacia alla Cassin è raccomandata; soprattutto se il “cuoco” è donna, non si dimentichi un rametto di grazia e savoir faire alla Catherine Destivelle o alla Luisa Jovane; sono tutte e due molto buone e un pizzico d’ognuna non può che migliorare il sapore;uno spicchio di costanza alla Messner non guasta, anz, ma attenzione a non esagerare perchè si rischierebbe di acidificare la zuppa; aggiungete molta forza di volontà, di pazienza, di attenzione alla Bonatti; cospargete il tutto di autodisciplina, di cultura, di senso della misura, di modestia (qui bisogna veramente abbondare per dare alla pietanza in preparazione quel sapore genuino che la farà passare alla storia; ricordarsi che i piatti “cafoni” durano il tempo di una cena); insaporite, senza lesinare, con tanti sorrisi d’incoraggiamento; i giovani allievi hanno grande bisogno di questo ingrediente; amalgamare tutto quanto (ma senza esasperazione e sempre con i “piedi per terra”) fino a fare apparire qualche “crostina” di romanticismo alla Berti e alla Casara; a questo punto la nostra elaborazione alpinistico-culinaria avrebbe bisogno di due magiche spezie: amore e amicizia. Ma non è sempre possibile aggiungerle: perchè rare e quasi introvabili sul libero mercato. Pare, addirittura, arrivino da un altro pianeta. In mancanza di queste “droghe”, non scoraggiatevi; potrete sempre sopperire con una buona tazza di filosofia; ora portate ad ebollizione, arricchendo il minestrone con un mestolo di calma e serenità, ma, nel contempo, anche con un mezzo cucchiaio di decisione e sicurezza, elementi che impediscono il formarsi di “nodi”, o grumi, nella pasta; quando appariranno i primi vapori della prudenza, abbassate di molto la fiamma dell’entusiasmo (soprattutto se di origine fanatica) lasciando, però, più che mai vivo il fuoco del calore umano, della gioia di vivere, dell’azione atletica, dell’emulazione ragionata.

Tutto è pronto ora!

La “zuppa di etica e competizione” va servita ben calda ai ragazzi dell’Alpinismo Giovanile (ma anche ai “vecchietti”), con moderazione e senno, affinchè possano apprendere, senza traumi e scottature, le giuste dosi e il gusto sopraffino.

Un’abbondante scodella farà bene anche al Club Alpino Italiano, ai suoi dirigenti e istruttori perchè capiscano che la traccia data dal Sodalizio è degnamente ed entusiasticamente seguita.

L’aggiunta di altre spezie, reperibili sulle bancarelle della fantasia e della creatività, è ammessa, ma non cambia di molto la sostanza.

Buon appetito a tutti!