Ekecheiria - 205 fiaccole

Domenica 24 agosto 2008

 

 

Dei giochi olimpici nell'antica Grecia si ha traccia per la prima volta nel 776 a.c., ma sicuramente il loro inizio è da datare a un periodo precedente. Riuniti ai piedi del monte Kronion, ai margini di un bosco chiamato dai Greci Altis, si riunivano ogni 4 anni fino al 393 d.c., i migliori atleti provenienti da ogni parte del mondo ellenico si sfidavano nelle discipline considerate degne di un Dio. Il vincitore partecipava ad un banchetto in nome di Zeus e come un Dio veniva considerato anche dopo le gare, dedicando a lui statue che avrebbero adornato l'Altis. Gli atleti, dopo almeno 10 mesi di allenamenti, giuravano che non avrebbero utilizzato espedienti durante le competizioni. Erano, i Giochi di Olimpia, un momento importante, quasi sacro, per la vita dell'intera Grecia tanto da determinare, durante il periodo delle gare, l'interruzione di ogni conflitto.

 

Ekecheiria era il nome che i Greci davano al periodo di pace fra le genti elleniche durante i Giochi di Olimpia.

Ekecheiria è il nome che abbiamo dato all'iniziativa che quest'anno coinvolgerà tutte le sezioni di Alpinismo Giovanile in Italia e un gruppo internazionale di giovani alpinisti impegnati nella salita al monte Olimpo in Grecia.

 

L'8 di Agosto sono partite le Olimpiadi in Cina, purtroppo tra mille polemiche. Tutti sono consapevoli che la Cina non brilla nel campo dei diritti umani, basti pensare all'utilizzo frequente della pena di morte. A rendere ancora più tesa la questione è intervenuta la polemica scatenata dalla volontà del comitato organizzatore cinese di portare la fiaccola in vetta all'Everest, iniziativa questa  non ben vista dal popolo Tibetano, da molti anni sotto la giurisdizione cinese, che considera l'atto una violazione sacralità  della montagna più alta del mondo. Una montagna che divide.

 

Noi dell'Alpinismo Giovanile siamo invece convinti che le montagne uniscano e vorremo dimostrarlo. L'8 di Agosto l'accensione della fiaccola Olimpica dovrebbe, secondo l'antica tradizione Greca, far cominciare un periodo di pace fra tutti i popoli che partecipano alle Olimpiadi: già nel 1992 ci fu un tentativo fatto dal CIO di convincere le Nazioni Unite indire una moratoria alle guerre sparse nel mondo, durante i giochi Olimpici, ma fallì miseramente.

Il 24 Agosto, giorno in cui si spegnerà la fiaccola Olimpica a Pechino, 204 gruppi di Alpinismo Giovanile, più il Gruppo Internazionale che raggiungerà la vetta del Monte Olimpo in Grecia, saliranno altrettante montagne in tutta Italia.

205 vette, a rappresentanza dei 205 Comitati Olimpici di tutto il mondo, saranno uniti dai nostri ragazzi che accenderanno una fiaccola per far in modo che il periodo di pace non si fermi ma continui. Simbolicamente le montagne verranno unite da un contatto radio organizzato dall'ARI, l'Associazione Radioamatori Italiani, che permetterà a molte delle vette di essere in comunicazione tra loro e poter scambiare il proprio messaggio di pace, anche con il Monte Olimpo.

 

 

Il Club Alpino Italiano e l'Alpinismo Giovanile

 

Il Club Alpino Italiano nasce nel lontano 1863 per volontà di Quintino Sella con lo scopo “di far conoscere  le montagne e agevolare le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche”. Le parole di Sella oggi rimangono integre nel loro significato e nella società moderna esaltano ancora di più il ruolo di coloro che si riconoscono nei principi del Club, di colore che credono che l'ambiente montano non solo rappresenti una palestra per il fisico e l'anima, ma che oggi sia detentore di quei principi di solidarietà e rispetto di cui la nostra società sente sempre più bisogno. 487 sezioni, 761 tra rifugi e bivacchi e 304 mila soci, sono i numeri importanti del CAI. Più di 4 mila soci , tra istruttori, accompagnatori ed esperti, mettono a disposizione volontariamente il proprio tempo e le proprie competenze per fornire a tutti, soci e non, un servizio che permetta di affrontare in sicurezza la montagna, in estate come in inverno, sulle vette come nelle viscere della terra e riesca a far conoscere un ambiente troppo spesso visto come ostile e distante dal nostro quotidiano.

Tra questi ci sono più di 600 accompagnatori di Alpinismo Giovanile, nazionali e regionali, i quali si mettono in gioco sulle montagne di tutta Italia per trasmettere i principi fondamentali della montagna ai giovani, al futuro del Sodalizio e della nostra società. I giovani che partecipano ai corsi e alle escursioni dell'Alpinismo Giovanile si trovano da subito a scoprire la montagna sotto ogni suo aspetto, ad affrontarla con senso critico e con rispetto, il rispetto che è dovuto ogni qual volta si affronta la natura e i suoi fenomeni. In montagna si cerca di imparare soprattutto cosa significa fare gruppo, appartenere ad un gruppo e quanto sia importante la solidarietà tra i partecipanti per poter tutti arrivare in vetta. L'esempio della cordata è emblematico e rappresenta per l'Alpinismo Giovanile il punto principale di riflessione: in cordata c'è la tecnica, la conoscenza, la forza, lo spirito di sacrificio, la consapevolezza che per raggiungere la vetta occorre l'impegno di entrambi e che i momenti di difficoltà vadano affrontati assieme. Questo è ciò che viene insegnato ai ragazzi dell'Alpinismo Giovanile i quali formano un gruppo unico e indissolubile con i loro Accompagnatori, ognuno con i propri ruoli.

Il movimento dell'Alpinismo Giovanile è cresciuto molto negli ultimi anni e assume oggi un punto fondamentale nelle strategie del CAI. Gli accompagnatori di Alpinismo Giovanile hanno dimostrato  di saper essere all'altezza del ruolo che viene loro richiesto ottenendo risultati sia in termini quantitativi che qualitativi: il numero degli ragazzi partecipanti ai corsi e alle attività delle sezioni, il riconoscimento per le attività di rilievo svolte a livello nazionale, europeo ed extraeuropeo.

Le attività organizzate anche all'interno dell'UIAA, l'Unione Internazionale delle Associazioni di Alpinismo, mettono sempre in evidenza il modello organizzativo dell'Alpinismo Giovanile Italiano, oramai preso ad esempio da altri club e soprattutto evidenziano come il lavoro svolto negli anni passati, volto a creare una sorta di uniformità didattica sull'intero territorio, oggi permetta di poter pensare ad iniziative di alto livello che mettano insieme ragazzi che, pur non essendosi mai visti tra di loro, parlino la stessa lingua tecnica e comportamentale.