Il CAI e la sfida ambientale

Documento finale del 1° Convegno Nazionale della Commissione Centrale TAM - Ivrea 1986

"Montagna da vivere o Montagna da consumare "

DOCUMENTO FINALE

Il documento è emerso dalla sintesi dei lavori di quattro gruppi di studio, coordinati da Elena Barbieri, Filippo Di Donato, Diego Fartuzzo, Paolo Jaccod, sulla base delle relazioni presentate e del successivo dibattito.

1- Principi generali

1-1 La conoscenza e la tutela dell'ambiente montano sancite dallo Statuto e dal Regolamento Generale e ribadite dal Documento Programmatico sulla Protezione della Natura Alpina, approvato dall'Assemblea dei Delegati di Brescia, non possono venire considerate alla stregua delle altre attività del Club Alpino, ma devono essere assunte concretamente come la cornice entro la quale (e solo entro la quale) tali attività trovano la loro collocazione e il loro senso etico e culturale. La conservazione rigorosa del patrimonio ambientale della montagna è la condizione primaria dell'esistenza stessa del Sodalizio.
1-2 L'impegno ambientalistico del Club Alpino non può tuttavia limitarsi programmaticamente alla tutela della montagna in senso stretto valutata con un'ottica altimetrica. L'ambiente è un sistema complesso e inscindibile; ed è privo di senso ostinarsi a combattere solo gli effetti finali di processi e scelte maturate anche fuori dai confini fisici della montagna.
Il già citato documento programmatico sulla protezione della Natura Alpina va considerato dall'intero Sodalizio non come uno statico punto d'arrivo ma come il punto di partenza di sempre più avanzate e consapevoli scelte in campo ambientale. È opportuno prevederne una sistematica revisione su base decennale. Esso deve essere distribuito a tutti i soci all'atto dell'iscrizione.
1-3 Spetta al CAI il dovere di compiere una seria riflessione sui grandi temi ambientali - ecologici che oggi vengono dibattuti in Italia - temi spesso legati a malsani modelli di sviluppo e a calcoli economici che si rivelano a lungo termine errati e disumanizzanti.
Tra questi: le scelte politiche che hanno determinato il gravissimo dissesto idrogeologico in cui versa il paese; l'inquinamento chimico dell'aria, delle acque, dei suoli, che provoca tra l'altro il fenomeno drammatico delle piogge acide; lo smaltimento dei rifiuti urbani e tossici; la viabilità maggiore e minore, con particolare attenzione ai progetti di nuove opere autostradali che attraversano le vallate alpine e appenniniche; la politica energetica nazionale, la vivibilità dell'ambiente umano.

2 - Interventi legislativi

Il CAI può e deve trasformarsi in un attivo e ascoltato movimento d'opinione e in un gruppo di pressione efficace, per stimolare il costante adeguamento della legislazione italiana ai nuovi livelli di consapevolezza ambientale dei cittadini.
2-1 A tale scopo si riconosce un'importanza primaria alla difesa della legge 431/1985 (legge Galasso).
Il CAI che fin dall'inizio ha salutato la legge 431 come la prima legge sull'ambiente in Italia veramente civile deve ora opporsi con assoluta decisione ad ogni tentativo che miri a snaturarne il significato o a indebolirne l'efficacia, ricorrendo anche alla mobilitazione attiva dei soci in collaborazione con altre associazioni e gruppi aventi finalità analoghe.
2-2 È anche urgente mettere allo studio un'efficace e tempestiva campagna in sostegno del progetto di legge sulla istituzione del Ministero per l'ambiente e del progetto di legge sull'impatto ambientale. Leggi di cui si riconosce l'importanza cruciale per la crescita della coscienza ambientalistica in Italia e per la tutela del territorio.
2-3 Sul versante propositivo, il CAI deve operare per proporre l'introduzione nella Costituzione della Repubblica del diritto dei cittadini all'ambiente. Un principio che può assumere un dirompente válore emblematico. Deve inoltre:
- riprendere e sostenere con la massima energia a tutti i livelli, il progetto di legge quadro sui Parchi Nazionali e Regionali.
- elaborare e proporre un progetto di legge quadro che regoli severamente la proliferazione dello sci di pista e la penetrazione dei mezzi meccanici in montagna (eliski, fuori strada)
- stimolare la proposta di istituzione presso le due Camere di una Commissione Permanente Ambiente e Territorio.
- promuovere l'approvazione di una nuova legge sul vincolo idrogeologico aderente alle necessità di salvaguardia del territorio, come strumento attivo di prevenzione soprattutto nei confronti di nuove opere e interventi. Si reputa opportuno istituire anche un efficace servizio di sorveglianza geologica con un apposito corpo di guardie.
2-4 Un altro urgente problema legislativo è quello connesso alla caccia. Ín armonia con quanto stabilito dal Documento Programmatico di Brescia, il CAI deve definire quali sono i limiti di tollerabilità dell'attività venatoria, e operare per ottenere dal Parlamento e dal Governo la modifica in senso restrittivo della urgente disciplina in materia (vedasi allegato n° 1 che fa parte integrante del presente documento).
Qualora il CAI non ricevesse dal Governo e dal Parlamento tempestive assicurazioni del recepimento delle sue richieste, dovrà unirsi alle altre Associazioni Ambientalistiche e invitare i propri soci e i cittadini a firmare per il Referendum abrogativo, considerandolo non tanto come una soluzione del problema, ma piuttosto come un estremo strumento di pressione.

3 - La responsabilità del Cai nella colonizzazione della montagna: rifugi, bivacchi, vie ferrate

3-1 Meritano un approfondimento alcune strutture tradizionali realizzate dal CAI che hanno un non trascurabile impatto ambientale, e che d'altronde determinano in buona parte l'immagine del CAI.
3-2 I rifugi, nati come strumenti per l'esplorazione della montagna, si sono dovuti adeguare al grande afflusso che si è verificato verso la montagna, soprattutto in seguito allo sviluppo della viabilità e del turismo meccanizzato. Ciò ha causato un impatto sull'ambiente, soprattutto in termini di inquinamento da rifiuti.
3-3 I rifugi ed i bivacchi comportano sempre un impatto ambientale.
L'alterazione dell'ambiente può essere. tollerata fra localizzazioni esterne al comprensorio naturale montano onde favorire l'avvicinamento all'escursionista ed all'alpinista medio e garantirne la sopravvivenza in presenza di condizioni metereologiche avverse.
L'attuale consistenza di infrastrutture ricettive nelle Alpi e nell'Appennino copre il fabbisogno e conseguentemente si rende necessario il blocco a tempo indeterminato della costruzione di nuovi rifugi e bivacchi anche per definire al tempo stesso la funzione degli esistenti, salvaguardandone il valore storico.
3-4 In particolare è importante che i rifugi ritrovino una funzione educativa e le caratteristiche di sobrietà di un tempo, ben diversa dal carattere di veri e propri alberghi che molti di essi hanno assunto. I frequentatoridei rifugi, soci e non soci del CAI, devono essere educati a una maggior capacità di adattamento all'ambiente, sia in termini naturalistici che alpinistici.
I rifugi più facilmente accessibili devono trasformarsi in strutture educative e non in avamposti della civiltà consumistica. Particolare attenzione va rivolta a tutti i rifugi e bivacchi siti nelle aree protette.
3-5 Particolare gravità ha assunto l'inquinamento da rifiuti. Una campagna massiccia per eliminare questa situazione è tra le priorità assolute del CAI in questa fase. Nei casi che non si potranno risolvere in tempi brevi, si renderà necessaria la chiusura a tempo indeterminato dei rifugi e bivacchi interessati.
3-6 Altro problema di particolare gravità è quello delle vie ferrate, che nate come ripristino di vecchi percorsi in buona parte bellici, si sono trasformate in un enorme filone di utilizzazione impropria a scopo turistico e pseudo alpinistico dell'alta montagna, e in una causa di diseducazione alla montagna e di pericolo oggettivo.
È necessario che il CAI prenda posizione contro le vie ferrate, e che si orienti per un progressivo smantellamento di quelle che non hanno particolare significato storico e culturale.

4 . Posizione del Cai nei confronti degli attuali modelli di sviluppo economico della montagna: rapporti con le comunità montane e con il turismo di massa.

4-1 Occorre inquadrare ogni forma di sviluppo nell'ambito di una pianificazione territoriale estesa a comprensori sufficientemente ampi (almeno a livello di comunità montana) che assegni al territorio funzioni diversificate in grado di permettere un uso più razionale delle risorse montane e di garantire così anche la conservazione di ampi territori naturali. (Il CAI deve sostenere le attività di Comunità Montane, di cooperative, di gruppi organizzati o di singoli cittadini che si adoperano per sviluppare attività in armonia con le vocazioni più rispettose dell'ambiente e deve richiedere la presenza di suoi rappresentanti all'interno di consulte o commissioni ai vari livelli decisionali).
4-2 Occorre rigettare tutte quelle nuove forme di sfruttamento apparentemente con un minor impatto ambientale, ma pur sempre inquadrabili in logiche contrastanti con i più autentici valori della montagna (eliski, ecc).
4-3 È necessario individuare una più ampia e diversificata rete di parchi nazionali, interregionali e regionali in armonia con le prese di posizioni ufficiali che il CAI ha finora sostenuto.

5 - Rapporti con le altre associazioni e movimenti aventi fini analoghi

5-1 Va ribadita l'opportunità e la necessità, anche in applicazione all'art. 1 (lettera g) del Regolamento Generale, di continuare e rafforzare i rapporti con le altre Associazioni ambientalistiche per iniziative comuni nonché per la realizzazione di un fronte ambientalista il cui nucleo centrale dovrà essere costituito dalle Associazioni riconosciute dallo Stato quali Enti Morali, estranei a interessi partitici.
A livello periferico con riferimento anche alle singole Sezioni, il CAI dovrà partecipare a Comitati di coordinamento o Leghe fra Associazioni ambientalistiche, anche solo locali, in cui ogni Associazione dovrà mantenere l'autonomia di adesione a singole iniziative.
5-2 Attraverso i suoi organismi competenti il CAI deve realizzare un collegamento e un'intesa reciproca fra le Associazioni ambientalistiche per creare le premesse di un'azione coordinata di intervento nel mondo della Scuola, e più in generale nella società, per una proficua sensibilizzazione ed educazione dell'ambiente.

6 - La politica ambientale del Cai

6-1 È di grande rilievo, anche per la crescita di un più maturo e articolato dibattito sui temi ambientali all'interno del Sodalizio, restituire pienamente all'Assemblea dei Delegati il ruolo di massimo organismo decisionale, dove vengono realmente dibattute e decise le linee maestre della politica del Club Alpino.
A tal fine si consiglia di limitare l'uso delle deleghe che svuotano obiettivamente di significato il momento vitale della discussione, e dedicare alle discussioni stesse uno spazio adeguato prevedendo incontri di due giorni. Si chiede che i candidati a cariche sociali nazionali presentino prima dell'elezioni il loro programma con speciale attenzione ai temi ambientali.
6-2 E necessario e urgente rendere più efficienti sul piano operativo gli OTC e soprattutto quelli come la CCTAM, che operano costantemente a contatto con una complessa realtà esterna. A tale riguardo si propone l'introduzione di stabili nuclei di supporto professionale e l'accettazione nelle strutture esecutive del CAI degli obiettori di coscienza.
6-3 In accordo con l'articolo 29 dello Statuto, il Convegno fa propria la proposta di costituire la Sezione Nazionale CAI - AMBIENTE, alla quale potranno presentare domanda d'iscrizione i soci che dimostrano d'aver un preminente e qualificato interesse per le tematiche naturalistico-ambientali.
La nuova Sezione Nazionale potrebbe rappresentare all'interno del CAI quella forza trainante in senso ambientalistico di cui si avverte il bisogno e offrire a molti soci le motivazioni per una più attiva presenza nel Sodalizio.
6-4 Alla difesa efficace dell'ambiente non sono estranei il reperimento tempestivo delle informazioni e la loro diffusione verso l'opinione pubblica. E dunque necessario e non ulteriormente procrastinabile:
a) Organizzare strutturali "Osservatori" legislativi regionali e un Osservatorio Parlamentare.
b) Istituire all'interno della Sede Legale un efficiente Ufficio Stampa del CAI con particolare interesse ai temi e problemi ambientali.
c) Fornire alla Rivista e altre pubblicazioni periodiche del CAI gli strumenti, i finanziamenti, il personale professionale necessari per far fronte alla concorrenza delle pubblicazioni presenti sul mercato, sia sul piano della qualità sia sul piano della tempestività dell'informazione.
La stampa del CAI deve rappresentare un'insostituibile palestra di idee, particolarmente per quello che riguarda i temi della difesa ambientale.
6-5 È necessario dotare la Commissione Legale di un gruppo di esperti in problemi connessi con la legislazione ambientale.

Allegato 1

Il CAI chiede che l'attuale disciplina venatoria venga modificata in armonia con le direttive CEE, nel senso che:
1) Venga limitata drasticamente e senza deroghe regionali la durata del calendario venatorio, su tutto il territorio nazionale.
2) Venga abolito l'articolo &42 del Codice Civile che autorizza chi è armato di fucile da caccia di penetrare nei terreni attivi anche contro la volontà dei proprietari.
3) Si restringano effettivamente nel rispetto delle leggi vigenti e delle direttive CEE, le aree in cui è permesso l'esercizio della caccia.
4) Sia istituito un corpo di agenti venatori in grado per numero e preparazione di garantire effettivamente il rispetto della legge su tutto il territorio nazionale.
5) Il cacciatore sia ancorato al suo territorio d'origine e dunque ciascuno abbia la possibilità di caccia solo nella regione di appartenenza.
6) Venga accolta integralmente la norma CEE che obbliga di usare fucili con un massimo di due colpi.
7) Sia vietata ovunque ogni forma di uccellagione e di vendita di volatili da richiamo o trastullo.
8) L'Italia faccia propria integralmente e senza deroghe regionali l'elenco delle specie protette allegato alla direttiva CEE.

Ivrea 5-6 aprile 1986