Un anno di CAI

Editoriale di "Montagna Insieme" - Novembre 2004

di Alberto Oliana - Neo Presidente della Sezione CAI Conegliano

Questa volta tocca a me e, se da un lato sono fiero e sinceramente grato nei confronti di chi mi ha dato la sua fiducia, dall'altro sono preoccupato per il non facile compito, affidatomi dal Consiglio Direttivo, di rappresentare la Sezione nei prossimi tre anni. E' vero che da tempo frequento il CAI, le sue commissioni, i suoi organi periferici, è vero che al mio fianco, Consiglio Direttivo e past-President in primis, ho valenti e solerti collaboratori, ma... il compito non sarà facile!.

Permettetemi un vivo ringraziamento a Tomaso che negli ultimi anni ha, in maniera encomiabile, guidato la Sezione e con lui vorrei ringraziare tutti quelli che, in vario modo, hanno fattivamente collaborato per portare la nostra sezione al livello in cui io oggi la trovo.

Come apprenderete, leggendo questo numero di "Montagna Insieme", che ritorna per questa volta in bianco e nero, quest'anno, peraltro non ancora concluso, è stato "denso" di avvenimenti, a loro modo speciali: per primo Adriano Dal Cin, nostro socio, è salito sulla cima dell'Everest (e solo questo vale …!!!!), ci sono state le elezioni per il rinnovo del consiglio Direttivo con il ricambio di due consiglieri, ci sono stati i festeggiamenti per i 75 anni del Vazzoler, ed ancora, la mostra fotografica sul "Monte Civetta" in corso di allestimento, senza contare che si sono dovuti fare pure degli “straordinari" per quanto riguarda la parte puramente tecnico - burocratica (sistemazione urbanistica Rif.Vazzoler !!).

La nostra sezione, seconda in provincia di Treviso per numero di soci, è ben avviata e strutturata in commissioni e scuole, vi viene svolta una notevole attività in vari settori e capita spesso che, alla domenica, ci sia la contemporaneità di due o tre attività ufficiali; questo, se positivo perché amplia "l'offerta" ai soci, è pure controproducente perché frammenta e crea gruppi che, se al loro interno risultano omogenei e specializzati, male interagiscono tra loro disgregando, col tempo, lo "spirito" sezionale. Il volere sempre aumentare, il volere sempre fare di più non sempre è "sinonimo" di cosa buona e giusta.

Il nostro Sodalizio in generale in questi anni si è mosso, giustamente, in sintonia con l'evoluzione della nostra società, ha cercato di essere, anche a livello istituzionale, attraverso riforme interne di vario livello, il referente primo per l'attività di montagna, per la frequentazione della stessa. Così facendo però c'è il rischio che da "Club" si è trasformi, sempre più, in una "società di servizi" che poco ha a che vedere con quanto era nella mente dei nostri padri fondatori. Voler essere sempre presenti in ogni attività legata alla montagna perché altrimenti si rischia di perdere una fetta di "potenziale mercato". NO, non è questo il CAI!

Forse ora è giunto il momento di guardarsi attorno, di riflettere e di operare delle scelte che rafforzino quello che è lo spirito del CAI, cercando di riconquistare, un po' alla volta, il suo ruolo a servizio della montagna e dell'alpinismo, di ricercare quella dimensione umana dell'essere soci lasciando magari un po' da parte gli estremismi che, da varie parti, si stanno diffondendo.

Mi trovo particolarmente in sintonia con quanto ha espresso di recente il nuovo Presidente Generale del CAI Annibale Salsa: "la nostra associazione deve identificare nuove priorità legate ai contenuti culturali ed al ruolo del Sodalizio nella società, deve cercare di proporre una sorta di Contro-Cultura, centrata sul rispetto dell'uomo e dell'ambiente naturale, in questa società che sta perdendo le ragioni profonde dell'umano e dove si conosce il prezzo di tutto ed il valore del niente, dove regna la libidine della velocità e della performance ad ogni costo e, per non venir travolti da tutti questi nuovismi ad ogni costo, il CAI dovrà diventare sempre di più la casa della montagna in cui trovino accoglienza tutti gli amici della montagna ritrovata e sognata nella sua dimensione più vera: dagli alpinisti di punta ai semplici contemplativi per i quali la cultura della lentezza costituisce un valore aggiunto".

Ecco cari soci, mi piacerebbe se, prendendo spunto da queste riflessioni, si riuscisse, anche nel nostro piccolo, a ricreare una dimensione più familiare ed unita, "una casa della montagna" che ho conosciuto quando, anni fa, sono arrivato in sede!