Otzi, l'uomo venuto dal ghiaccio

intervista di Osvaldo Segale al dott.Umberto Tecchiati, archeologo della Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia di Bolzano, in occasione della serata 

CAI Conegliano "Montagna Insieme. Spettacolo Montagna" del 22 novembre 2002

 

Che cosa significa e che cosa comporta essere archeologo della Soprintendenza ai Beni Culturali di Bolzano?

Sono Ispettore di Zona, cioè funzionario presso l'Ufficio Beni Archeologici. Praticamente, nell'ambito di questo ufficio sono stato incaricato di seguire da vicino la tutela del patrimonio archeologico della Val d'Isarco, della Val Pusteria e delle valli limitrofe; quindi gli scavi, compreso quelli di emergenza, le attività di ricerca e tutte quelle altre attività che si fanno per la protezione ed anche per la valorizzazione del patrimonio archeologico, limitatamente a questo settore ed anche alle indicazioni che ricevo dai miei superiori, cadono sotto la mia responsabilità.

Parliamo di Otzi, l'uomo venuto dal ghiaccio, trovato da due alpinisti tedeschi nel 1991 sul massiccio che chiude la Val Senales, a quota 3000. Un uomo che secondo le analisi di laboratorio era vissuto tra il 3350 ed il 3100 a.C.. Quali motivi potevano averlo spinto a raggiungere una quota così elevata?

Questa quota, evidentemente, non era il punto di arrivo. Questa quota era, anzi, un punto obbligato di passaggio per uno scavalcamento di un valico. Un valico che oggi non ha più nessuna importanza, se non in senso turistico, ma che nell'antichitò permetteva, almeno nella stagione estiva, di attraversare le Alpi dal versante meridionale a quello settentrionale. Quindi penso che fondamentalmente fosse un uomo che si stava spostando.

L'aver trovato questo cadavere mummificato in abbigliamento quotidiano,  con accanto degli antichi reperti, è da considerare davvero una scoperta eccezionale?

Sicuramente. La scoperta è eccezionale proprio perché la conservazione di questi reperti è eccezionale e ci permette di far luce su tutta una serie di aspetti che semplicemente non si conoscevano. Ma la cosa più straordinaria è certamente la conservazione di un uomo così antico, in modo pressoché perfetto.

Che cosa, di questa mummia l'ha colpita particolarmente?

I tatuaggi. Sono proprio segni di tutto ciò che normalmente non si conserva in archeologia. Mi sono piaciuti anche per la loro enigmaticità. Non sappiamo bene a che cosa potevano servire, ma è molto suggestivo il fatto che siano stati messi in collegamento con aree del corpo doloranti; quindi la loro interpretazione come precoce tentativo di sanare le malattie è molto suggestiva.

A suo avviso, ci sono ancora misteri che circondano questo eccezionale ritrovamento?

Io credo che intorno all'uomo venuto dal ghiaccio la ricerca non si esaurirà mai perché la risposta a molti interrogativi dipende anche dal progresso della tecnologia. Molte cose potremo conoscerle meglio disponendo di nuove metodologie di indagine e di nuove apparecchiature, per cui è possibile aspettarsi dalla tecnologia non solo risposte ma anche nuovi interrogativi.

Ma chi era costui? Lo sapremo mai?

Una cosa che rimane particolarmente lontana dall'essere affrontata in profondità è proprio quella di sapere chi era costui. Questo è l'interrogativo principale. In fondo, la carta d'identità di un uomo si gioca sulla sua nazionalità e sulla sua appartenenza ad una comunità, ad una cultura. E' questo che lo definisce un uomo, non tanto il fatto che avesse con se un paio di scarpe di un certo tipo, invece di un altro. Sono questi aspetti che ne definiscono l'identità. Tutti questi interrogativi sono lontani dall'essere risolti, e questo dipende in primo luogo dal fatto che non conosciamo a fondo il contesto storico in cui visse l'uomo venuto dal ghiaccio.

Dottor Tecchiati, questa sua vita dedicata all'archeologia, quanti sacrifici ha già comportato e quante soddisfazioni le sta dando?

Fare quello che faccio mi dà soddisfazione ... molta soddisfazione. Naturalmente per farlo ci sono stai gli esami all'università, i concorsi, c'è stata la gavetta (e non è finita), per cui immagino che mi aspettino ancora molti sacrifici, ma facendo il calcolo su quello che ho vissuto finora, immagino che anche ci saranno molte altre soddisfazioni.

E per finire ... il programma della gita 2003 sul Similaun: "Sui passi di Otzi".